Abbiamo chiesto al fisico teorico Alessandro Pluchino (autore de “la firma della complessità”) di accompagnare con un suo testo la notizia dell’assegnazione del premio Nobel per la fisica a Giorgio Parisi. Ecco l’articolo che ha scritto per il Complexity Education Project: 

 

Cosa hanno a che fare le eleganti coreografie di uno stormo di uccelli in volo con il comportamento dei quark nei nuclei degli atomi? E cosa hanno in comune le caratteristiche magnetiche di alcuni materiali vetrosi (detti “vetri di spin”) con l’alternarsi delle ere glaciali e con i mutamenti climatici su scala planetaria?

Sono in molti a chiederselo, in questi giorni, dal momento in cui hanno appreso che si tratta di alcuni degli ambiti di indagine esplorati con successo nell’arco di diversi decenni dal fisico teorico italiano Giorgio Parisi e che questi studi gli hanno permesso di guadagnarsi il premio Nobel per la Fisica 2021, insieme ai colleghi Syukuro Manabe (Stati Uniti) e Klaus Hasselmann (Germania).

Ma sveliamo subito il mistero. Il filo conduttore che accomuna fenomeni apparentemente così diversi tra loro, e situati a scale totalmente differenti come i nuclei atomici, i vetri di spin, gli stormi e le fluttuazioni climatiche, è l’ombrello matematico sotto il quale possono essere descritti e studiati: quello della fisica statistica e dei sistemi complessi. Ed è appunto in questo contesto che Giorgio Parisi, oggi professore emerito presso l’ateneo La Sapienza di Roma ed ex Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, ha prodotto risultati scientifici così importanti da convincere l’Accademia Reale delle Scienze Svedese ad assegnargli il Nobel “per la scoperta dell’interazione fra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici dalla scala atomica a quella planetaria”. E forse avrebbero potuto precisare “sistemi fisici complessi”…

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