Sin dalla nascita del Festival nel 2010, il Complexity Education Project ha sempre contribuito alla sua organizzazione. In questo articolo è disponibile la sua storia, con il punto di svolta del passaggio da Festival “tradizionale” (evento locale, di pochi giorni) a Festival decentrato, auto-organizzato dal basso, a partire dal 2013. In altre parole, un Festival che parla di complessità, organizzato secondo i principi della complessità.
Gli AperiCep, gli aperitivi on line del Complexity Education Project, sono una serie di incontri con esperte ed esperti, per dialogare e riflettere sulle possibili evoluzioni dei tanti sistemi complessi di cui facciamo parte e in cui siamo immersi.
La versione inglese dell’articolo è disponibile a questo link.
Complessità o Sostenibilità?
Esattamente 50 anni fa, nel 1972, venivano pubblicati:
l’articolo “More is different” del premio Nobel Philip Warren Anderson (nonché tra i fondatoridel Santa Fe Institute), che introduceva la riflessione su come a diversi livelli di scala e complessità emergano proprietà tutte nuove, non deducibili dai livelli precedenti. L’insieme è più della somma delle sue parti: perché spesso presenta proprietà che non appartengono ai singoli elementi del sistema, ma che sono emergenti, collettive;
il “Rapporto sui limiti allo sviluppo” del Club di Roma, curato tra gli altri da Donella e Dennis Meadows, in cui si facevano previsioni sulle conseguenze della continua crescita della popolazione sull’ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana. Negli anni, la simulazione del modello World descritto nel testo originale del 1972 è stata aggiornata più volte. Una delle più recenti è di Brian Hayes, che in questo articolo racconta in dettaglio come l’ha realizzata.
Giovedì 13 gennaio si è tenuto il nuovo appuntamento del Complexity Literacy Meeting, dal titolo #calcolo #possibilità – Due libri per dialogare di complessità.
L’evento è stato dedicato alla presentazione di libri che parlano di complessità, ed è organizzato dal Complexity Institute in collaborazione con il Complexity Education Project.
“Caos quotidiano. Un nuovo mondo di possibilità” di David Weinberger è il quarto libro presentato al Complexity Literacy Web Meeting dell’autunno 2021, per la “Biblioteca dei nuovi classici della complessità”.
Articolo di Massimo Conte
Le domande
In che modo il nostro coinvolgimento con la tecnologia sta cambiando il modo in cui vediamo come accadono le cose?
Qual è stato finora (almeno per lungo tempo) il nostro sistema per capire come andavano le cose nel mondo, e perché?
In che modo i nostri strumenti influenzano la nostra esperienza e comprensione del mondo, e viceversa?
Cosa abbiamo sacrificato nel nostro tentativo di rendere il mondo comprensibile e controllabile?
Il libro di riferimento
Il libro di cui parliamo è “Caos quotidiano. Un nuovo mondo di possibilità” di David Weinberger, pubblicato da Codice Edizioni nel 2020.
“AI-Work, La digitalizzazione del lavoro”, a cura di Sergio Bellucci, è il primo libro presentato al Complexity Literacy Web Meeting dell’autunno 2021, per la “Biblioteca dei nuovi classici della complessità”.
Articolo di Valerio Eletti
Qui la video-recensione di Valerio Eletti, sintesi dell’articolo lungo che segue.
Da decenni vengono pubblicati libri dedicati a temi correlati con l’organizzazione, il cambiamento, la leadership. Ma intanto tutto sta cambiando dentro e intorno al mondo del lavoro: condizioni al contorno, reti di relazioni, retroazioni irreversibili, distribuzione frattale del potere, accelerazione della velocità di crescita dei dati…
Sembra dunque sempre più necessaria la elaborazione di una visione generale che sia basata su paradigmi nuovi, ben radicati negli studi sulle reti e i fenomeni complessi.
E forse qualche idea profonda ma ampia, di prospettiva, sulla transizione che stiamo vivendo, la possiamo trovare nel libro di cui parliamo qui, in particolare nel saggio iniziale a firma di Sergio Bellucci.
Un saggio che cerca di lasciarsi alle spalle i preconcetti radicati nell’approccio tradizionale alla economia e al mondo del lavoro e della organizzazione. Un esempio per tutti: la constatazione che oggi il lavoro più diffuso è quello “implicito”, realizzato inconsapevolmente e gratuitamente ogni giorno sui social e sulle infrastrutture reticolari digitali da centinaia di milioni di persone che alimentano volontariamente le informazioni che vanno a creare valore per i big del digitale; oltre tutto acquistando a proprie spese i mezzi di produzione del lavoro come il computer, o l’allacciamento in rete.
AIArtistsè un portale che ospita artisti da tutto il mondo che stanno esplorando il rapporto tra arte e intelligenza artificiale.
All’interno del sito c’è una sezione dedicata a quelle che vengono definite le Domande senza risposta (Unanswered Questions) sull’intelligenza artificiale. Sono le questioni aperte che l’umanità dovrebbe provare ad affrontare per minimizzare i rischi e massimizzare i benefici legati all’evoluzione tecnologica.
Di seguito una panoramica dei temi principali toccati. Riportiamo qui le domande, per gli approfondimenti (in inglese) rimandiamo alla lettura su https://aiartists.org/unanswered-questions
È possibile insegnare alle macchine l’etica, l’empatia o la compassione? Libro consigliato: AI Ethics.
Cosa succede quando un programma che può riscrivere il proprio codice diverge dalle intenzioni del suo creatore per raggiungere il suo obiettivo? Libro consigliato: Our Final Invention: AI and the End of the Human Era.
Gli algoritmi possono tenere conto del contesto umano?
Premessa: questa puntata di Agopunture digitali è stata presentata all’interno del web meeting AperiCep #2: il ritorno delle tribù del 25 maggio 2021, evento organizzato dal Complexity Education Project per il Festival della Complessità.
Giovedì 8 aprile si è tenuto il quinto appuntamento della serie di web meeting co-organizzata da Complexity Education Project e Complexity Institute dal titolo “Complessità in Azione. Otto leve per cambiare il mondo”.