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di Massimo Conte

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La versione inglese dell’articolo è disponibile a questo link.

 

Come possiamo orientarci nella complessità del mondo?

Quanto siamo consapevoli di ciò che vediamo, che ci serve per interpretare il mondo?

Nell’ecosistema digitale in cui siamo immersi, quali diventano le nuove competenze di base del cittadino e di chi lavora con i dati come scienziati, designer, giornalisti?

 

Premessa

L’impatto della malattia Covid-19 ha causato nel 2020 una forte discontinuità su più dimensioni dell’agire umano: la sanità, l’economia, il lavoro, l’educazione. Trasversale a tutte queste ce n’è una meno appariscente, ma che le collega tutte: è quella che riguarda la nostra visione e comprensione della complessità dei sistemi dinamici interconnessi e non lineari in cui viviamo.

A differenza di molte altre quarantene vissute in passato dagli uomini questa è la prima, a livello globale, che si caratterizza per uno scollamento tra corpo e mente: all’isolamento fisico per evitare il contagio, si accompagna una iperconnessione digitale. La conoscenza da parte delle persone è spesso completamente mediata: dai media tradizionali e da quelli digitali. Di conseguenza, la nostra visione del mondo è completamente mediata dalle fonti informative che scegliamo: la nostra percezione e le scelte che ne conseguono sono influenzate dagli interpreti che scegliamo.

La pandemia da Coronavirus ha già avuto alcune conseguenze anche nel nostro rapporto con la conoscenza, che è il tema centrale di questo saggio. Il pensiero e il metodo scientifico sono tornati al centro della scena del dibattito pubblico: le decisioni fondamentali di ordine pubblico e sanitario dei governi prese in base alle consulenze dei comitati scientifici, e in ultima battuta, in base all’interpretazione dei dati; gli aggiornamenti quotidiani su grafici, curve, tendenze come notizie principali nei telegiornali; il dibattito nei social tra i cittadini su quale posizione prendere rispetto a quei dati.

Per Saperne Di Più

di Piero Dominici

Una questione complessa, quella della complessità! Siamo ancora poco consapevoli della sua natura (appunto) complessa e ambivalente: una complessità che è cognitiva, soggettiva, sociale ed etica, ma anche linguistica e comunicativa. Poco consapevoli che la complessità è una caratteristica strutturale/connaturata ai gruppi umani, alle relazioni, al sistema sociale, al mondo biologico. Per ciò che riguarda il mondo degli oggetti, invece, dovremmo parlare di sistemi complicati e non complessi, dal momento che siamo in grado di scomporne e analizzarne le parti per comprenderne il comportamento e il funzionamento. Per Saperne Di Più

Dal 1984 il Santa Fe Institute è uno fra i punti di riferimento più importanti al mondo per chi studia i sistemi complessi adattativi.
Il sito è una vera e propria miniera di idee, definizioni, spunti di riflessione, ricerche, oltre che di opportunità per chi opera nello studio delle reti complesse.
I temi di ricerca sono “Complex Intelligence: Natural, Artificial and Collective”; “Complex Time – Adaptation, Aging, Arrow of Time”; “Invention and Innovation”; “Limits”; “Mental Models of Complexity”; “The Feldstein Program on Law, History, and Regulation”.

Book Authority ha selezionato i migliori classici della teoria della complessità, consigliati da testate internazionali come CNNForbes e Inc.

Nella lista dei 91 testi suggeriti alcuni sono stati già tradotti in italiano; tra questi troviamo autori come Morin, Bateson, Holland o Ervin Laszlo.

A questo indirizzo si può scorrere la selezione con i sommari di ciascun volume.

BookAuthority è una piattaforma che identifica e valuta i libri migliori del mondo sulla base delle recensioni pubblicate nelle maggiore testate, delle citazioni e del sentiment.